Piercing infezione: cosa fare quando si manifesta
Piercing infezione: cosa fare quando si manifesta
Piercing infezione – Abbiamo parlato con uno dei massimi esperti di igiene sicurezza sul lavoro nell’ambito di Piercing e Tatuaggi, il celebre tatuatore e artista internazionale Marco Manzo, proprietario del Tribal Tattoo Studio, situato a Roma Nord.
“L’infezione si manifesta attraverso la fuoriuscita di un liquido giallastro dalla ferita dopo l’esecuzione del piercing. Certe volte anche sulla lingua sembra che ci sia del pus ma soltanto un medico o il piercer può realmente capire se si tratti di una vera e propria infezione, conseguenza molto rara nel momento in cui si utilizza un piercing di alta qualità e materiale sterile. Non tutti sanno che è molto più probabile che avvenga una reazione allergica piuttosto che una vera e propria infezione, anche se si utilizzano materiali completamente sterili e se si disinfetta come descritto dal piercer.
Se entra un corpo estraneo l’organismo produce del pus per farlo fuoriuscire (ad esempio come avviene con una spina):di norma ciò non avviene si perché il piercing è biocompatibile e conforme alle norme UNI EN 1811:2011 ma in alcuni rari casi può accadere.
A quel punto il piercer non può consigliare alcun medicinale, ma potrà comunque suggerire di rivolgersi ad un medico competente, che potrebbe essere anche quello della farmacia. In caso di infezioni viene molto utilizzato il Gentalyn Beta, un cortisonico antibiotico, usato assieme ad impacchi di acqua e sale per “spurgare” la ferita. Spesso questa procedura viene consigliata dai medici tre volte al giorno per tre giorni, poi va sospeso e riapplicata dopo una settimana anche se non si notano problematiche.
Come già accennato, non è inusuale scambiare una reazione allergica per un’infezione. La più frequente è l’allergia al nichel, in quanto in moltissimi non sono al corrente di avere tale intolleranza a livello cutaneo.
Per questo motivo negli studi professionali come il nostro viene utilizzato esclusivamente acciaio chirurgico di prima qualità contenente 0,003 % di nichel per cui molto sicuro, oppure titanio e bioplastiche che sono nichel free. Nei casi in cui si manifestino comunque fastidi o distaccamenti della superficie cutanea dal gioiello, è bene avvertire immediatamente il piercer di riferimento così da risolvere la problematica nel minor tempo possibile. Dall’allergia, infatti, a volte si passa all’infezione perché la pelle non riesce a cicatrizzare correttamente rimanendo esposta.
Un’altra conseguenza negativa della pratica di foratura del piercing può essere caratterizzata dalla cosiddetta “incarcerazione” della pelle. Si viene a formare una bollicina rossa accanto al piercing, in quel caso i medici consigliano di utilizzare un cortisonico antibiotico come il Gentalyn Beta per ovviare al problema. Cosa accade nello specifico in questo caso? La pelle cerca di inglobare l’orecchino, per questo si consiglia di inserire palline più grosse così da creare un ostacolo tra cute ed orecchino per “educare” il corpo a riconoscere il soggetto estraneo. Se si attende troppo tempo per agire, è più difficile che la pelle rientri. I punti in cui succede più spesso sono: capezzolo, cartilagini, ombelico. E’ proprio per quoto che , dopo il periodo di gonfiore, il piercing va sostituito e portato a misura.
L’altra problematica importante è il rigetto: il corpo non accetta qualcosa di estraneo e lo butta fuori, andando a creare un vero e proprio taglio. Esistono a questo proposito MATERIALI ANTIRIGETTO COME IL TEFLON E ALCUNE BIOPLASTICHE. Succede spesso per l’ombelico se il foro è stato fatto corto e non profondo o con spessori non idonei(normalmente la barra è 1,6 e non 1,2) e si manifesta abbastanza spesso in caso di microdermal in zone di movimento (il polso ad esempio è spesso sollecitato dai movimenti ed è più facile che faccia rigetto rispetto a zone fisse come l’ avambraccio).
Il consiglio è sempre di recarsi da piercer esperti che abbiano esperienza sia in fatto di esecuzione sia su relative problematiche. Tutto può essere facilmente risolvibile se preso nei giusti tempi.
Marco Manzo esperto del settore e primo docente in Italia per quanto attiene le norme di igiene e sicurezza sul lavoro, ha rilasciato diverse interviste al riguardo ed è ad oggi considerato uno dei pareri più autorevoli in materia.
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